Alla ripresa postbellica, nel 1946, il compito di ristabilire i contatti della casa editrice paterna con il collaboratore Giacomo Debenedetti tocca ad Alberto Mondadori. I due parlano di un progetto di una rivista di letteratura ed estetica da costruire insieme ad Antonio Banfi e Remo Cantoni. I colloqui procedono per diversi mesi e poi nel 1947 è Debenedetti a uscire con una seconda proposta, un settimanale promosso dal Pci, con Mondadori azionista di maggioranza e membro del comitato di direzione. Anche questa ipotesi tramonta presto. Lo scambio epistolare diventa abbondante nel 1948 e fa da sfondo alla nascita di un’amicizia duratura. Giacomo è nato nel 1901, Alberto nel 1914. Hanno alle spalle vicende personali del tutto dissimili e possiedono temperamenti opposti: riflessivo, non facile ai rapporti il primo, irruento e comunicativo il secondo. A partire dagli anni ’50 la cornice privilegiata dei loro incontri sarà “La Medusa”, la modernissima villa di Camaione dove Alberto accoglie volentieri, insieme ai collaboratori più stretti, artisti e letterati famosi: probabilmente è intorno a quei colloqui che il primogenito di Arnoldo Mondadori comincia a modellare con chiarezza l’aspirazione per un’autonomia imprenditoriale che va maturando da tempo.

La svolta decisiva avviene, come nei racconti di tradizione, nella primavera del 1957 quando Alberto trascorre un periodo di cura in una clinica di Zurigo e le numerose visite degli amici si trasformano in altrettante riunioni di lavoro. Il più assiduo è proprio Giacomo Debenedetti e i due così delineano in maniera definitiva il nuovo progetto editoriale. Il varo imminente del “Saggiatore” agita le acque in casa Mondadori ma una congiuntura favorevole sfruttata da Alberto mette al riparo da ulteriori tensioni e garantirà all’azienda di famiglia ottimi affari e un buon avviamento per la nuova impresa in via di lancio. Infatti Giulio Einaudi, obbligato da una crisi finanziaria a rinunciare ad alcuni progetti, cede i diritti su opere ancora inedite in Italia o addirittura non ancora licenziate dagli autori. Così passano di mano titoli come Tristi tropici di Claude Levi-Strauss, Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, la Critica della ragione dialettica di Jean-Paul Sartre, che saranno tra i più prestigiosi della collana “La Cultura” della nuova casa editrice. Alberto Mondadori nomina Giacomo direttore letterario e così dal marzo 1958 cominciano insieme ad attuare il programma stagionale del Saggiatore (in origine “Il Sagittario” dal segno zodiacale di Alberto), coadiuvati da una segretaria e da un correttore di bozze. In autunno, con i primi titoli (venduti in esclusiva, anche a rate, dalla Mondadori) prendono corpo le prime collane: “Uomo e mito”, “Biblioteca delle Silerchie”, i libri d’arte e l’Enciclopedia della Civiltà Atomica. Intanto va formandosi quel comitato di consulenti che farà del Saggiatore l’impresa editoriale più innovativa del dopo-ricostruzione in Italia. Ne faranno parte man mano: Enzo Paci e Remo Cantoni per la filosofia, Ernesto de Martino per l’etnologia e l’antropologia culturale, Ranuccio Bianchi Bandinelli per l’archeologia e la storia antica, Giulio Carlo Argan per l’arte, Fedele D’Amico per la musica e Guido Aristarco per il cinema.

L’obiettivo generale del Saggiatore come risulta dal Catalogo n.1 è chiaro fin dal principio: “sprovincializzare e laicizzare la nostra cultura, facendola partecipe di una più vasta e controllata circolazione delle idee, degli studi e dei risultati di altre culture”. Sottolineando inoltre con fermezza “la drammatica assenza della filosofia nell’era dell’atomo”. Parte così una grande avventura che si svilupperà negli anni successivi in mezzo anche a tanti problemi senza tuttavia perdere la bussola sul lavoro di qualità e ricerca. Nasceranno anche dissidi tra Giacomo e Alberto, nasceranno problemi finanziari che mineranno profondamente le sorti del progetto. Il colpo finale arriverà nel gennaio del 1967 quando un infarto porterà alla morte Debenedetti e almeno a livello spirituale e letterario concluse una stagione che ha segnato nonostante tutto una pagina significativa di storia dell’editoria italiana.
Tratto da Giacomo Debenedetti. Preludi. Introduzione di Edoardo Sanguineti, a cura di Michele Gulinucci, Edizioni Theoria, Roma-Napoli, 1991.

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